i 6 punti dell’architettura (Spoleto centro storico 2017):
1. il primo incontro-l’anima delle travi in acciaio;
uno spazio che si abbasava, sorretto da questi elementi in acciaio. Sorpresa! travi in acciaio all’interno di un edificio storico che si affaccia sul luogo più storico della città. Un segno recente, forte, di sostegno. Il tempo dell’edificio “antico” trovava una sua contemporaneità. Il primo abitante che sembra dire: mi dispiace ma io ci devo essere. Ho pensato nei giorni a seguire che a quella affermazione “mi dispiace ma io ci devo essere” c’era da rispondere: non ti preoccupare sono bravo a prendermi cura delle cose.
2. il progetto;
come un amore importante che ha bisogno del suo tempo per maturare e per attrarre il pensiero cosi per me serviva un tempo per innamorarsi. Una settimana d’estate calda dove le sere portano consiglio invece che disagio e cosi ho iniziato a disegnare a mano, come per i grandi progetti, cancellare e disegnare di nuovo in una maniera diversa dalle altre; ero anche il committente di un me stesso che sarei andato a conoscere. Ho ascoltato lo spazio, i pilastri neri in acciaio e ho iniziato a girarci dentro e soprattutto intorno con la mente. Si formavano zone di vita.
3. lo spazio a zone;
setti di pareti che dividono e raccolgono, tagli nel vuoto dello spazio che dialogano con rispetto con la presenza dei pilastri. Tagli che creano nuove viste, guidano lo sguardo, decidono cosa far vedere e cosa nascondere, nascondono i difetti ed esaltano i pregi. Il blu attrae senza compromesso.
Tagli che ti fanno “sentire” lo spazio non solo quello in cui si sta ma anche quello a poca distanza. Sono chiaramente i notturmi che, come tante altre cose nel mio percorso di vita, non mi sono soffermato abbastanza a capirli e sono tornati definitivamente.
Cosi si è creato uno “zoning” dell’abitare: la zona cucina, tv, letto, pranzo, studio e un micro soggiorno che consiste nel sedersi e affacciarsi dalla finestra.
4. risonanza;
cosi i materiali iniziavano ad essere le virgole di un discorso che aveva già trovato le parole nella lettura dello spazio. La risonanza, il segreto più grande per far girare la vita, trovava i suoi accoppiamenti attrattivi. Pilastri in acciaio-lampade in acciaio; pavimento e battiscopa della stessa cromia; mobili, librerie e scaffali si fondono con il bianco delle pareti; una cucina per quanto possibile invisibile e un armadio di specchio che diventasse sorgente di una nuova veduta, un controcampo visivo che rimettesse tutto in “gioco”; libri su libri disposti a “richiamarsi” in tutto lo spazio. La risonanza è anche fare un passo indietro: ha senso far risuonare il silenzio che ogni spazio possiede.
5. la donna scultura;
c’era qualcosa che da tanto tempo mi portavo dentro, qualcosa prezioso che mi ha sempre attratto. Era uno di quei pensieri che deve diventar “fatto” perchè è sostanza materiale. Una scultura, per me molto di più. In questi giorni mi sono reso conto della sua valenza, quasi riconducibile alla sinuosità del corpo femminile. Mi sono reso conto che la scultura (al quale dovrei dare un nome perchè se lo merita), in questo momento è la donna di casa. L’accarezzo con lo sguardo e lei letteralmente “smussa gli angoli” dei severi e decisi pilastri in acciaio e delle pareti che decisamente “tagliano” lo spazio. E’ l’ago di una bilancia nella quali i pesi sono materia e assenza. Il suo colore ha scelto tutto, tutto si genera da questo punto blu, è lei l’origine.
6. risonanza arte-spazio
chiamerei questo particolare fenomeno “la risonanza di secondo livello” soprattutto per intendere secondo livello un’in-aspettata congruità. Oltre alla risonanza dei materiali c’è quella tra l’arte e lo spazio.
Le righe sulla parete del mio letto risuonano con il ritmo del disegno di P. che ho appeso vicino; il notturno di R. apre una nuova stanza e sembra che la casa ne avesse proprio bisogno. Le mie passeggiaTE e Bolè accolgono e sembrano introdurre a ciò che si esperisce nell’addentrarsi nella casa. Tutto suona all’unisono ed è questa armonia che crea accoglienza e calore.